Nell’articolo del giornale Bresciaoggi del 13.01.2020 “Caccia al cinghiale la più imponente battuta sul Sebino” leggiamo di un’imponente battuta al cinghiale dove “i cacciatori hanno abbattuto 10 cinghiali in 9 KM quadrati…”.
Il calcolo è semplice: 1 cinghiale per KM quadrato; una densità che molte ricerche reputano assolutamente compatibile con la distribuzione della specie nell’habitat naturale e che mette quindi in discussione un “emergenza cinghiale” di cui sentiamo molto parlare.
Di fatto, queste attività portano gli animali in zone non cacciabili, creando problema di convivenza con le attività umane, disperdono e disgregano i branchi, li fanno correre in cerca di scampo sulle strade con il rischio di incidenti, come è successo sempre nel territorio bresciano il 14.12.2019, dove un’escursionista è caduta spinta da un cinghiale in fuga da una braccata.
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Vorremmo ribadire, quanto più volte detto e avvalorato da ricerche scientifiche, i cui riferimenti trovate anche in questo sito:
A differenza di quanto avviene in natura, ovvero con il lupo o la volpe, che caccia i cinghiali più piccoli e deboli, il cacciatore ha interesse a portare a casa i capi più sani e grandi, con due effetti negativi: dispersione dei componenti del gruppo come soprascritto e, in assenza della femmina dominante, aumento dell’estro e della spinta riproduttiva delle altre femmine.
Uno dei motivi dell’aumento esponenziale dei cinghiali è questo, unito ad almeno altri due fattori: 1) i piani di gestione non hanno quasi mai alle spalle effettivi censimenti della popolazione del cinghiale, ma monitoraggi compiuti da o con l’ausilio dei cacciatori con evidente conflitto di interessi; sono deliberati sulla base di presunte emergenze; 2) poiché favorire i piani di abbattimento significa favorire il mondo venatorio e buona parte del mondo agricolo, ricevendo da essi il consenso politico, i metodi alternativi (che la legge 157/92 indica sempre come la prima soluzione da adottare) non vengono MAI o scarsamente utilizzati. Semplicemente perché nessuno avrebbe un reale interesse a contenere la popolazione dei cinghiali con il metodo dell’immunocontraccezione o a ridurre sensibilmente i danni alle colture recintando adeguatamente i coltivi, quando si dà loro tutta la possibilità di divertirsi cacciando tutto l’anno utilizzando i piani suddetti e magari avere anche un buon guadagno economico nella rivendita della carne dei selvatici.