Trappole per cinghiali e poi abbattimenti. Regione Lazio finanzia 100.000 euro l’anno un piano di contenimento degli ungulati partito in questi giorni. Con la stessa considerevole cifra spesa in un solo anno, la Regione Lazio avrebbe potuto mettere in campo metodi ecologici certificati, di superiore efficacia e risolvere il problema dei rifiuti che attirano i cinghiali.
“Trappole per cinghiali e poi abbattimenti. Il piano di contenimento degli ungulati è partito in questi giorni dopo un anno di discussioni e l’opposizione degli animalisti in Campidoglio.
Infatti il protocollo d’intesa siglato a maggio 2019 in Regione con Federparchi, Coldiretti e Legambiente, per il quale Il Lazio avrebbe erogato 100 mila euro l’anno per «l’attività di controllo numerico e la prevenzione del rischio», aveva trovato una forte resistenza a Palazzo Senatorio. «Le soluzioni migliori consisterebbero nella sterilizzazione o nel trasferimento nelle zone protette», aveva protestato Daniele Diaco, presidente della commissione capitolina all’Ambiente un anno fa. Ma alla fine il Comune ha ceduto e il piano è partito.
Gli abbattimenti non sono consentiti con armi nel territorio urbano e quindi non ci saranno situazioni di pericolo per la cittadinanza. I cinghiali saranno catturati con delle piccole gabbie: la trappola consiste nell’attirare un ungulato alla volta con il cibo posto all’interno e poi far scattare le chiusura. I cinghiali catturati saranno trasportati nelle aziende faunistiche per essere macellati e diventare carni da immettere sul mercato.
«Con gli stessi soldi spesi in un solo anno — la proposta di Diaco — la Regione Lazio avrebbe potuto avviare un ben più efficace piano di contraccezione, che avrebbe garantito la sterilità dei cinghiali per periodi fino a cinque anni scongiurando, di conseguenza, il loro aumento numerico». E a insistere sul «controllo demografico-farmacologico» è anche il presidente di Gaia Animali & Ambiente, Edgar Meyer. «Si potrebbe fare una sperimentazione con area recintata a Castel di Guido — suggerisce Meyer che è stato al dipartimento Ambiente all’epoca dell’ex assessora Pinuccia Montanari — dove c’è l’azienda agricola gestita dal Comune. Lì c’è un territorio vasto dove sono presenti anche allevamenti di bovini in libertà».
Il piano regionale siglato un anno fa è ora partito anche per una questione di sicurezza della cittadinanza. «Abbiamo paura quando portiamo il cane fuori — protestano i residenti di via Cassia, i più “colpiti” dagli ungulati —. Con le strade deserte i cinghiali sono diventati i padroni del territorio». Stessi timori anche a Spinaceto, dove fino a tre anni fa nessun residente aveva mai visto cinghiali. «Negli ultimi mesi abbiamo operato una decina di cani feriti dagli attacchi delle madri che difendono i cuccioli», racconta un veterinario. «La natura tende a riequilibrarsi e ora gli animali si sono riappropriati della terra — rileva Roberto Scacchi di Legambiente —. I cinghiali vanno dove trovano cibo e in città sono attratti dai rifiuti».”
29 marzo 2020 L’articolo su romacorriere.it