Emergenza cinghiali, Tozzi: “I cacciatori sono il problema, non la soluzione”
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No all’abbattimento di capi da parte dei produttori e sì all’utilizzo di recizioni elettrificate. Mario Tozzi, geologo e volto noto della televisione, ha commentato la recente proposta di Coldiretti.
Cinghiali reintrodotti dai cacciatori
Per ridurre il numero dei cinghiali presenti nel territorio, non serve autorizzarne l’abbattimento con le doppiette. Anzi, nel corso della trasmissione Geo Mario, in onda su Radio Radio, Tozzi ha ricordato qual è l’origine del problema. “Sono stati i cacciatori a ripopolare il territorio di quegli ungulati che gli agricoltori vorrebbero cacciare. La soluzione – ha aggiunto il geologo – è parte del problema”.
I cinghiali arrivati dall’Est Europa
La maggior parte dei cinghiali che circolano nel Lazio e nella Capitale, infatti, sono d’importanzione, poichè non appartengono al genere Sus scrofa Majori. SI tratta quindi di una specie estremamente prolifica rispetto alla razza autoctona, ed anche molto più grande. E’ stata introdotta in Italia, dall’Est Europa, proprio per ragioni venatorie. E la sua presenza, in poco tempo, ha raggiunto picchi esponenziale. SI parla infatti di 900 mila esemplari ormai presenti in Italia, con seri danni alle coltivazioni e non solo, visto che sono stati all’origine anche di incidenti automobilistici.
Le origini del problema e le soluzioni
“Se ci sono troppi cinghiali la colpa è dei cacciatori, li hanno introdotti loro -ha ribadito a scanso di equivoci Tozzi – sono parte del problema non la soluzione”. Cosa fare dunque? Per il geologo bisogna tornare a puntare alle recinzioni elettriche, nei periodi di semina e raccolto. Si può intervenire con le catture ed in casi estremi, come del resto previsto anche dal protocollo firmato dalla Sindaca Raggi, potrebbe esserne autorizzata anche l’abbattimento. Ma “non la caccia libera”, bensì “con il personale della Polizia venatoria”.
Il ruolo dei lupi
Poi c’è anche un’altra strada che Tozzi tiene a sottolineare. Si è calcolato che un branco di lupi, anche senza catturare un esemplare, tiene sotto controlli in maniera significativa la popolazione di ungulati. Vale a dire che li fa vivere in una condizione tale che sono portati a riprodursi meno, anche solo con la presenza dei lupi. Quindi facciamo fare a madre natura”.
Una dieta a base di cinghiali
Il discorso che Tozzi ha fatto sulle capacità dei lupi di limitare la diffusione dei cinghiali, ovviamente, vale in linea generale. Non è particolarmente calzante a Roma dove, i predatori, sono presenti solo nel branco di Castel di Guido e quindi non possono contribuire più di tanto a contenere il numero di ungulati. Anche se poi va anche detto, a conferma di quanto sostenuto da Tozzi, che gli esami condotti sulle feci del branco capitolino, hanno mostrato che il 94-95% della loro dieta è costituito proprio dagli ungulati. Una dato, quest’ultimo, che merita comunque una riflessione.
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