Come gli assessori favorevoli alla caccia interpretano i numeri a loro favore.
In realtà i dati esposti dall’Assessore Rolfi nell’articolo a piè pagina, assessore all’agricoltura e ai sistemi verdi anch’esso cacciatore, dati di incremento della popolazione dei cinghiali e degli incidenti su strade in Lombardia, dicono e confermano quello che scienziati e ricercatori che studiano la specie cinghiale affermano da tempo:
Gli abbattimenti, la caccia di selezione, i piani di controllo causano l’aumento della prolificità, aumentano la popolazione dei cinghiali. Influenzano negativamente le dinamiche demografiche della specie destabilizzandone la spontanea capacità di autocontrollo, incrementano l’areale dei danni ai coltivi e sulle strade per via della dispersione dei branchi.
Il cinghiale esce dal bosco per sfuggire alle braccate, alla caccia, agli spari e per questo può arrivare sulle strade, che dovrebbero essere opportunamente recintate, messe in sicurezza non solo per i cinghiali ma anche per l’attraversamento di altra fauna.
In alcuni comuni già si utilizzano sistemi di prevenzione incidenti e dei coltivi che funzionano. (ve li spieghiamo qui).
Un es. recente: nella provincia di Pesaro e Urbino sono stati attivati due impianti LifeStrade a Montecalvo in Foglia e uno lungo la SP3 di Acqualagna-Cagli. Nel primo caso l’utilizzo della tecnologia Life Strade ha evitato più del 97% degli incidenti dovuti all’attraversamento di animali, nel secondo oltre il 95%.
In Paesi più evoluti del nostro si utilizzano sovrappassi e sottopassi utili, posizionati dove vengono più utilizzati per l’attraversamento dalla fauna evitando così incidenti.
Non ci giungono notizie dalla Regione Lombardia di un preventivo utilizzo dei metodi ecologici che la Legge Nazionale prescrive come prioritari e che funzionano.
L’aumento esponenziale dei cinghiali è la caccia, unito ad altri fattori che ben spieghiamo su questo sito e che qui sintetizziamo:
1) i piani di gestione non hanno quasi mai alle spalle effettivi censimenti della popolazione del cinghiale, ma monitoraggi compiuti da o con l’ausilio dei cacciatori con evidente conflitto di interessi; sono deliberati sulla base di presunte emergenze;
2) poiché favorire i piani di abbattimento significa favorire il mondo venatorio e buona parte del mondo agricolo, ricevendo da essi il consenso politico, i metodi alternativi (che la legge 157/92 indica sempre come la prima soluzione da adottare) non vengono MAI o scarsamente utilizzati. Semplicemente perché nessuno avrebbe un reale interesse a contenere la popolazione dei cinghiali con il metodo dell’immunocontraccezione o a ridurre sensibilmente i danni alle colture recintando adeguatamente i coltivi, quando si dà loro tutta la possibilità di divertirsi cacciando tutto l’anno utilizzando i piani suddetti e magari avere anche un buon guadagno economico nella rivendita della carne dei selvatici.
A voi l’articolo in discussione https://www.varesenews.it/2020/10/cinghiali-rolfi-abbattimenti-crescita-del-25-lombardia-diventi-modello-nazionale/967893/
LOMBARDIA PRAGMATICA – “Qui – ha proseguito l’assessore – dimostriamo con i fatti e con i numeri come si affronta un problema reale. Il governo prenda la Lombardia come modello nazionale. La fauna selvatica in eccesso provoca danni abnormi all’agricoltura ed è un pericolo per la sicurezza dell’uomo; anche i recenti fatti di cronaca lo dimostrano. Serve pragmatismo, mentre la coppia Costa-Bellanova non solo si limita a iniziative ideologiche, ma mette il bastone tra le ruote a chi vuole intervenire davvero”.
Cinghiali, Rolfi: “Abbattimenti in crescita del 25%, Lombardia diventi modello nazionale”
“La nuova legge regionale funziona. Gli abbattimenti dei cinghiali in Lombardia sono aumentati del 25 per cento in un anno nonostante due mesi di stop totale imposto dal lockdown. Sono passati dai 2.900 del periodo gennaio-settembre 2019 ai 3.932 del periodo gennaio-settembre 2020”. Lo ha detto l’assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi presentando i dati relativi agli abbattimenti dei cinghiali in Lombardia.
LOMBARDIA PRAGMATICA – “Qui – ha proseguito l’assessore – dimostriamo con i fatti e con i numeri come si affronta un problema reale. Il governo prenda la Lombardia come modello nazionale. La fauna selvatica in eccesso provoca danni abnormi all’agricoltura ed è un pericolo per la sicurezza dell’uomo; anche i recenti fatti di cronaca lo dimostrano. Serve pragmatismo, mentre la coppia Costa-Bellanova non solo si limita a iniziative ideologiche, ma mette il bastone tra le ruote a chi vuole intervenire davvero”.
COSA PREVEDE LA LEGGE REGIONALE – “Con la nuova legge regionale abbiamo introdotto la possibilità di effettuare la caccia di selezione al cinghiale durante tutto l’anno anche nelle ore serali con visore notturno – ha aggiunto Rolfi -. Dallo scorso anno è praticabile in Lombardia anche la tecnica del foraggiamento, ossia il posizionamento di piccole quantità di cibo per attirare il cinghiale. La risposta del governo è stata quella di impugnare le nostre ultime modifiche normative. La Regione Lombardia ha sfruttato tutte le possibilità previste dalla legge nazionale, che risulta ormai anacronistica rispetto alle esigenze attuali dei territori. Gli agricoltori, i cittadini che abitano in montagna e i sindaci hanno bisogno di risposte non di chiacchiere e passerelle”.
INCIDENTI STRADALI, I NUMERI – “Nel 2019 – ha ricordato Rolfi – in Lombardia abbiamo contato 128 incidenti stradali causati dal cinghiale, in pratica uno ogni tre giorni, e la Regione ha rendicontato 600.000 euro di danni causati da questa specie all’agricoltura. Noi stiamo facendo tutto il possibile; sarebbe auspicabile che lo Stato quanto meno non ostacolasse chi vuole risolvere il problema”.
Di seguito il totale degli abbattimenti di cinghiali per singola provincia (controllo più selezione) dal 1° gennaio al 30 settembre 2020 (e il confronto con lo stesso periodo del 2019):
Bergamo 368 (l’anno precedente erano 248), Brescia 318 (l’anno precedente erano 137), Como 1.361 (l’anno precedente erano 1.265), Cremona 103 (l’anno precedente erano 58), Lecco 305 (l’anno precedente erano 203),
Lodi 4 (l’anno precedente era 1), Milano 64 (l’anno precedente erano 8), Pavia 639 (l’anno precedente erano 276), Sondrio 375 (l’anno precedente erano 312),
Varese 395 (l’anno precedente erano 400).
Totale Lombardia 3.932 (2.908 nel 2019)